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Bottone è, a Sestri, il colle che si eleva sulla sinistra dell’ultimo tratto di via della Chiusa. Vi si accede da via XXV Aprile per il tramite di un fornice aperto nella fila di case che costeggiano il lato del carruggio alla sinistra di chi lo percorra andando verso la parrocchia. Subito al di là del fornice (che reca appunto la targa con l’iscrizione «Vico del Bottone») c’è un bivio: a destra si va in Vico Macelli, alla Frisaia, a Capocotta e di lì alla baia di Levante; a sinistra una creuza mattonata s’inerpica sulle pendici del Bottone e conduce, come si sa, lungo la costa della Mandrella, a Punta Manara.
Vico del Bottone, o Vico Bottone, doveva essere anticamente il quartiere (ove risiedeva il relativo Magister Vici) che controllava l’accesso a questa via: oggi sentiero di esclusivo interesse paesaggistico, un tempo strada d’importanza strategica: per essa si giungeva infatti ai campi, ai boschi, alle fortificazioni di Monte Castello (evidentemente un Castellaro ligure), al Borgo della Ginestra, al Semaforo di Punta Manara: tutti luoghi fondamentali per la vita economica di una comunità legata in massima parte all’agricoltura (orti, vino, olio, castagne, coltivazione del bosco, sughereto). Attività la cui importanza per il Borgo appare tanto più rilevante quanto più si va indietro nel tempo: non dobbiamo dimenticare che ancora un migliaio d’anni fa la piana in cui confluivano i torrenti Gromolo, Petronio e i loro minimi ma innumerevoli affluenti, era un pantano inabitabile (le operazioni di risanamento e di conquista per un uso agricolo avvennero non prima del 1400 e si trascinarono a fatica per secoli; il Petronio fu intercettato e girato verso Riva nel XVII sec.) e il Monte Castello era sostanzialmente un‘isola.
Borgo Bottone, dunque, costituiva un presidio di grande importanza per la guardia e l’economia della Sestri antica: perfettamente logico che ai piedi del colle, allo sbocco della via “Mandrella”, si aprisse il mercato alimentare di Vico Macelli, nei pressi del quale, ricordiamo, c’era una friggitoria (la Frisaia) finalizzata non tanto al consumo immediato, quanto al trattamento del pesce che, una volta fritto, veniva messo in aceto agliato (aggiada): un procedimento che, oltre a rappresentare un efficace sistema per conservare un cibo altamente deperibile, realizzava un piatto molto saporito: per secoli una ricetta di punta della cucina di mare.
L’etimologia di Bottone è difficile: possiamo ipotizzare una provenienza dalla radice indoeuropea ‘Buth’ che ha il significato di ‘monticello’, ‘oggetto tondeggiante’, che ritroviamo nei termini italiani ‘botte’, ‘bottone’ (anche nel senso di ‘bocciolo’), ‘buttare’ ecc. e nell’inglese ‘bottle’ (bottiglia).
Esiste una Costa Bottuin in comune di Sant’Olcese (località Tresasco).
Nel 1426 nella valle del Monte Bottone di Sestri si combatté una furiosa battaglia fra le truppe dei fratelli Tomaso e Battista Fregoso, che miravano alla riconquista di Genova, e quelle del duca di Milano Filippo Maria Visconti. La battaglia vide prevalere i Fregoso, che già l’anno prima erano partiti da Sestri per muovere il loro attacco contro Genova; senza successo ma ostinatamente. Nel 1430 il Visconti li costrinse a sgomberare il Borgo e se ne insignorì