Home » Blog
L’attuale chiesa di Santa Margherita di Fossa Lupara è sorta nel corso del XVII secolo sul territorio dei nobili Gentile come cappella privata, successivamente aperta ai fedeli locali. Come afferma il Gravina (1931) “E’ posta sopra un bel poggio tra pini e olivi che l’ombreggiano vagamente (…). Ha una bella facciata con ampia scalea e piazzale e ha un campanile di stile barocco le cui campane, rifuse, furono inaugurate nel 1921”. Ad unica navata, ha un bel sagrato in ciottoli datato 1872.
Le cronache più remote parlano di una chiesetta più antica esistente in località Zarello – attuale zona cimitero – della quale però non esistono che vaghe notizie. Quanto a nome della località, ci avvaliamo delle informazioni del Prof. Razzetta il quale ne spiega le origini affermando che la Lupa cui allude l’intitolazione non sarebbe altro che quella Capitolina presente sulle insegne dei militari romani stanziati nel campo base esistente nei pressi, indicato come “fossa”. Da qui il Fossa Lupara.
Su un’altura prospiciente la chiesa è presente il fabbricato dell’ex Villa Gentile – poi Pallavicino e successivamente Chiarella – fatta erigere da Cesare Gentile nel 1667. La fabbrica della citata Cappella dedicata a Santa Margherita ha poi seguito tale costruzione.
La Società Levante Laterizi. Poco lontano dalla zona in oggetto, negli anni Cinquanta del Novecento esisteva una cava a cielo aperto fatta funzionare dalla Società Levante Laterizi, dalla quale si estraeva una qualità di terra ottima per la fabbricazione dei mattoni, un’industria che ha da sempre la propria patria nelle aree del basso Piemonte. La necessità di quel genere di materiali da costruzione si era fatta più pressante per le opere di ricostruzione dei fabbricati distrutti o danneggiati dalla appena conclusa guerra e pertanto le richieste erano assai numerose.
I mattoni prodotti, come si legge in un comunicato dell’azienda, erano “molto grezzi, ma fortissimi”, pertanto pienamente rispondenti alle caratteristiche richieste dagli acquirenti che li potevano reperire in zona, una comodità considerevole tenuto conto delle difficoltà di movimentare merci da una regione all’altra di quel periodo. Le buche fatte per estrarre la terra venivano riempite con i residui melmosi di lavorazione delle miniere di Libiola della M.I.S.A. – Manganesifera Italiana Società Anonima – che conferivano al terreno una colorazione rossastra.
Quando verso il 1970 ebbe fine per vari motivi la fabbricazione dei laterizi, continuò la vendita di mattoni comprati sui normali mercati produttivi e sottoposti ad una operazione di marchiatura con il nome dell’ex fabbrica. Un commercio durato fino al 1984, anno in cui la Società Levante Laterizi chiuse definitivamente i battenti.