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Sestri s’atteggia modestamente a borgo di pescatori poveri e, veramente, la povertà in paese non è mai mancata. Nondimeno l’impianto urbano è caratterizzato da una moltitudine di bei palazzi, tra essi uno dei più belli è certamente quello chiamato Casa Bianca che, per l’impianto schiettamente classico (quattro-cinquecentesco) delle sue linee, si distingue dagli altri (quasi tutti improntati secondo la maniera dell’architetto Galeazzo Alessi, che nel Cinquecento furoreggiava a Genova).
Nel corso di queste nostre piccole esplorazioni ci è accaduto di riscontrare come il nome delle vie o delle località possa suscitare equivoci. Così è accaduto per Vico Macelli; così per Pietra Calante; così per il Bottone.
La Casa Bianca, possiamo pensare, non ci riserverà sorprese: casa è, bianca non si può negare, una volta tanto il nome descrive esattamente l’oggetto…
Ma non è così semplice. Neanche questa volta.
L’edificio, infatti, prende il proprio nome non dalla tinta (anche se c’è da augurarsi che a nessuno mai venga in mente di dipingerla di rosa…), ma da una ricca famiglia sestrese, i Casabianca che, se probabilmente non la costruirono, certamente la abitarono nei secoli XVIII e XIX secolo.
A uno dei componenti di questa famiglia è legata una storia curiosa, che non mancheremo di raccontare nella prossima uscita del mese di luglio.
Per descrivere la villa, invece, ricorreremo alle parole della professoressa Maria Franca Bacigalupo, autrice con i suoi allievi di un’accurata ricerca in merito:
«L’ingresso principale dell’androne-scala era in via Garibaldi 38 dal quale mediante un ponte si accedeva al piano nobile. Questa struttura collegava e collega tuttora, il fronte mare del palazzo, esposto a possibili assalti dei pirati barbareschi e consentiva la fuga nel vicolo stretto dal fronte case; tale soluzione urbanistica fu tipica dei borghi allineati lungo il mare, fin dal medioevo. Due fasce marcapiano parallele mettono in risalto un lungo e stretto terrazzo che abbraccia i tre balconi della sala del piano centrale e non si differenzia troppo, per la forma della balaustra, da quello del piano nobile della poco discosta villa Balbi. Sul camino del salone del palazzo era murato uno stemma in ardesia di Monte San Giacomo, del casato che lo fece erigere, stemma che purtroppo è sparito dopo la vendita degli anni settanta e tale perdita ci impedisce di risalire con certezza ai primi illustri padroni. Certo è che nel 1700 il soffitto della stessa sala fu dipinto con figure femminili allegoriche, dai capelli lunghi e sciolti, biondi, bruni, dalle vesti bianche verdi e azzurre e da putti color carnato inseriti in architetture nelle vele angolari delle pareti rosa. […] Oggi nulla resta di questo documento della perizia di frescanti genovesi o di pittori locali al servizio di facoltosi. Eppure la CASA BIANCA è uno scrigno di storia, ricco di fascino e di risonanze vescovili, europee, letterarie ed artistiche, pertanto degno di tutela da parte delle Belle Arti come altri edifici sestresi. […] Tra i padroni di casa “pro tempore” si distingue Mons. Antonio Maria Casabianca, vescovo di Galtelli-Nuoro dal 1819 al 1828, discendente da una famiglia originaria del “Ponte” proprietaria di terre e di navigli. […] Morì il 4 maggio 1848 e fu sepolto nella Chiesa dei Cappuccini nella tribunetta in cornu epistulae nel luogo contrassegnato da una lapide di marmo recante un’iscrizione in latino sui fatti salienti della sua vita.»