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La strada indicata con tale denominazione nella seconda metà dell’Ottocento non era che una sorta di raccordo tra la cosiddetta strada napoleonica e l’antica via Aurelia, fino ad allora utilizzata per l’attraversamento della Liguria. In quel tempo funzionava un servizio di diligenze che, oltre ad assicurare i transiti interregionali serviva ai possessorri delle Ville patrizie disseminate nel verde dell’entroterra sestrese che non disponevano di mezzi propri a lunga percorrenza di raggiungere le rispettive dimore. Tra queste ultime, ricordiamo le Ville Cattaneo della Volta, Sartorio, Segesta, Serlupi e Solari nella valle del torrente Gromolo, Fieschi, Gentile-Pallavicino a Santa Margherita di Fossa Lupara, Fieschi presso Trigoso ecc. tutte attorniate da grandi appezzamenti di terreno destinati a colture ed allevamenti zootecnici.
Un percorso che, tutto sommato, si può definire di servizio, con ben pochi spunti di contatto con la realtà sociale ed economica della città di Sestri Levante. Spicca in tale panoramica la presenza di una sorta di stazione per l’assistenza tecnica alle diligenze in transito lungo quel nastro stradale, la cosiddetta “Domus Ferrarorum” – cioè la Casa dei Fabbri – costituita da un agglomerato di piccoli fabbricati che ospitavano gli addetti alle riparazioni delle parti metalliche e meccaniche delle stesse diligenze, i maniscalchi e le stalle per i cavalli con gli animali da raggiungere o da sostituire, i rifornimenti logistici per i passeggeri; un punto di sosta oggi individuabile presso l’incrocio tra le Vie Traversaro e Nazionale.
Chiaramente tutto ciò apparteneva ad un passato non più compatibile con i nuovi tempi; i moderni assetti sociali giunti anche in Liguria dopo le riforme napoleoniche, avevano determinato il tramonto dei soggiorni dorati delle famiglie nobili, la loro cessione agli esponenti della borghesia con i parchi e i giardini utilizzati a fine economici con le colture utili al commercio. Per quanto riguardava i viaggi interregionali, l’entrata in scena della ferrovia aveva fatto perdere gran parte dell’interesse riscosso fino a qualche tempo prima da quel percorso.
La riclassificazione della strada come via prettamente cittadina, se pur periferica promuoveva la crescita nel suo ambito di insediamenti di tipo popolare, con l’utilizzo delle aree circostanti a fini utilitaristici, commerciali, artigianali ed eventualmente industriali.
Si trattò di una mutazione pienamente riuscita e compiuta nel giro di alcuni decenni, durante i quali crescevano i caseggiati d’abitazione, si costruivano capannoni per officine, si recintavano ex spazi verdi per adibirli a magazzini per merci ingombranti e non deperibili come materiali edili, legname ecc.
Osservando l’infinito elenco delle aziende grandi e piccole allineate lungo i bordi di Via Nazionale nel corso degli anni Trenta del Novecento, troviamo un complesso di attività compre